Sono 4 i neonati morti all’ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento (Verona) a causa del batterio killer Citrobacter koseri .

C’è voluto un anno e mezzo di indagini, un intero reparto di Ostetricia chiuso e varie battaglie legali avviate dalle mamme interessate prima di arrivare ad una conclusione… alquanto terribile.

Secondo quanto riporta la commissione nominata dalla Regione Veneto, il batterio killer si sarebbe annidato nei rubinetti dell’acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale e anche nei biberon. 

Per la commissione, composta da membri dell’amministrazione regionale e per quella esterna, coordinata da Vincenzo Baldo (ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova) il Citrobacter si sarebbe stabilizzato nel rubinetto a causa del mancato o parziale rispetto delle norme igieniche e di sicurezza. Si è dimostrato un grosso errore utilizzare l’acqua del rubinetto e non quella sterile. A questo si è associata una iniziale sottostima e il riconoscimento tardivo del problema.

Addirittura, i filtri antibatterici che dovrebbero essere presenti in tutti i rubinetti di un reparto di Ostetricia, sono stati aggiunti solo a Luglio 2020.

L’intero reparto di Ostetricia (Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica) è stato riaperto il 1 Settembre, dopo che il 12 Giugno scorso era stato chiuso per poter effettuare una sanificazione totale degli spazi.

 

Ma cos’è il Citrobacter koseri?

È batterio che fa parte della famiglia della Salmonella e della Escherichia. Può infettare uomini e animale e si trova nelle acque e nei cibi contaminati.

Va a colpire soprattutto persone immunodepressi e neonati e/o prematuri, causando sepsi, meningite e danni al sistema nervoso.

 

I bambini morti a causa del batterio

Sono Leonardo (deceduto a fine 2018), Nina (novembre 2019), Tommaso (marzo 2020) e Alice (16 agosto scorso) le 4 piccole vittime. Oltre questi, altri 9 hanno riportato lesioni cerebrali permanenti mentre sarebbero addirittura 96 quelli colpiti dal batterio.

Se non fosse stato per una di queste 4 mamme, la signora Francesca Frezza (madre di Nina) probabilmente la faccenda non sarebbe mai emersa a livello nazionale. È stata lei infatti a cominciare una lunga battaglia legale e a denunciare la vicenda alla procura di Verona. La piccola, dopo aver subito accanimento terapeutico e essersi vista negare la terapia del dolore, ha trovato sollievo solo dopo essere stata trasportata al Gaslini di Genova, dove è morta.

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