Malasanità, il risarcimento rischia di sparire
L’autoassicurazione favorisce le Regioni in disavanzo finanziario
La discussione è attualmente presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera: il tema è il disegno di legge sulla responsabilità professionale degli operatori sanitari.
Si tratta del primo vero tentativo di dare una normativa ad un settore del diritto che da anni è regolato quasi esclusivamente dalle sentenze dei Tribunali e della Cassazione. Secondo Osservatorio Sanità, Associazione che tutela cittadini danneggiati da mal-practice medica e medici ingiustamente accusati, il testo del nuovo disegno di legge fornirebbe al personale sanitario maggiori garanzie, perché da un lato ridurrebbe i termini per poter esercitare l’azione civile da 10 a 5 anni e dall’altro introdurrebbe l’obbligo di malleva da parte della struttura sanitaria all’interno della quale si è verificato l’errore.
Ma a preoccupare l’Associazione è soprattutto la parte dell’art. 8 del DdL che, attualmente, prevede la pratica dell’ «autoassicurazione» delle strutture sanitarie, in alternativa alla assicurazione classica. Un istituto che al momento non esiste e che non fornirebbe al cittadino alcuna tutela. Infatti, salvo limitatissimi casi legati a Regioni virtuose, la legittimazione di una simile prassi consente a una Struttura Sanitaria di una Regione in disavanzo finanziario (Lazio in testa) di risarcire il cittadino con fondi autonomi. Nella realtà ciò corrisponde a legittimarne l’insolvenza. «Lo vediamo tutti i giorni nei Tribunali – spiega Francesco Lauri, Presidente di Osservatorio Sanità -. da quando, qualche anno fa, è stato introdotto questo regime di possibile “autoassicurazione” per le strutture sanitarie, in luogo dei normali contratti di assicurazione: questo fatto per i cittadini rappresenta una beffa oltre al danno ricevuto. Sentenza di risarcimento del danno alla mano, non è possibile farsi pagare da queste strutture perché non hanno soldi in cassa. Quasi sempre, il cittadino che si rivolge alla nostra associazione, apprende con stupore che l’ospedale presso il quale si è verificato il danno non è assicurato ed è privo di fondi, il che lo lascia attonito, avendo dato per scontato di essere in qualche modo garantito. Dal Lazio in giù sono tantissime le strutture in disavanzo economico e in regime di “autoassicurazione” e questo è un mix mortale per i cittadini danneggiati perché non sono e non saranno mai risarciti».
L’unica possibilità che Osservatorio Sanità ipotizza per garantire i cittadini danneggiati, nel caso in cui l’autoassicurazione rimanga nel dettato normativo del nuovo Ddl, è quella di prevedere – se la struttura condannata al risarcimento non paga – la possibilità di poter ottenere un giudizio di ottemperanza anticipato alla sentenza favorevole di primo grado. «Il giudizio di ottemperanza è l’unico vero spauracchio per le strutture che non pagano – spiega Francesco Lauri – ma allo stato attuale è possibile esperirlo solo dopo che la sentenza di Cassazione è passata in giudicato e con i tempi della giustizia italiana significa circa 10 anni dopo l’inizio della causa. In molti desistono prima per necessità o stanchezza: anticiparlo all’esito positivo della sentenza di primo grado darebbe maggiori garanzie al cittadino. L’ideale per tutti sarebbe la possibilità di avere una compagnia assicuratrice vera, importante e solvibile che assicuri la struttura sanitaria.
Ma allo stato attuale le Grandi Compagnie sono fuggite dal mercato scoraggiate dai nostri risarcimenti fuori dagli standard europei, specie per il danno morale, e per i tempi di prescrizione decennali per la proposizione delle cause di risarcimento. Se non rivediamo questi due aspetti, ad esempio abbassando gli standard di risarcimento per i danni da morte, il rischio è quello di veder proliferare compagnie assicuratrici “fasulle” che non danno nessuna garanzia al cittadino di veder risarcito il proprio danno per intero, perché il loro gioco è quello di trattare al ribasso rispetto all’ammontare del risarcimento stabilito dal Giudice con la sua sentenza».
http://www.corriere.it/economia/15_novembre_20/malasanita-risarcimento-cc8994b0-8f61-11e5-bb0e-f8f4aecfe338.shtml